Davvero clamoroso l’epilogo della sfida di ritorno degli ottavi di Champions League tra Juventus e Porto: i bianconeri erano riusciti a riequilibrare le sorti della doppia sfida, rimontando non solo il 2-1 incassato in Portogallo ma anche lo svantaggio iniziale allo Stadium. Nonostante la fantastica serata di Chiesa e la superiorità numerica, i bianconeri sono andati ai supplementare dove, a cinque minuti dallo scadere, è arrivata l’incredibile punizione di Oliveira. A nulla è valso il 3-2 di Rabiot, Juve fuori dalla Champions.
La massima competizione continentale si conferma il grande cruccio di un club che domina in Italia da ormai un decennio. Proprio per dare l’assalto alla Champions negli ultimi anni sono state prese decisioni forti: Allegri, dopo cinque scudetti e due finali di Champions, è stato mandato via per far spazio ad allenatori “giochisti”. Sarri è durato un anno, Pirlo rischia di essere ricordato come l’allenatore che ha interrotto la serie dei campionati vinti. In mezzo c’è stato anche l’acquisto di Cristiano Ronaldo, preso per fare il salto di qualità in Europa ma che, di fatto, ha portato la Juve una volta ai quarti e due volte agli ottavi.
Le scelte societarie degli ultimi tempi meritano di essere analizzate con più calma ma è palese che ora la pressione si sia spostata anche sui dirigenti. Del rinnovo di Paratici si discute ormai da tempo, vedremo anche quale sarà il futuro di Pavel Nedved. Anche ieri sera il vice-presidente della Juventus è apparso più nervoso del dovuto, dando una pessima immagine di sé quando, a fine partita e a bordo campo, ha dato dei calci ai tabelloni pubblicitari. Non esattamente il miglior manifesto di sportività per un club che è uno dei riferimenti a livello mondiale in questo sport.