Due anni dopo l’arrivo a parametro zero dall’Arsenal, colmo di aspettative, l’avventura di Aaron Ramsey alla Juventus può praticamente dirsi conclusa. Il gallese, complice anche diversi problemi fisici che per la verità avevano caratterizzato anche le ultime stagioni in Premier, non ha mai convinto né tantomeno giustificato il faraonico ingaggio che percepisce in bianconero.
In molti hanno individuato proprio nel centrocampo il punto debole della Juventus di quest’anno: se Bentancur e Rabiot sono tra i maggiori imputati del fallimento della stagione, Ramsey non è certo da meno. Dopo l’annata discreta con Sarri in panchina, il rendimento è crollato: 2 gol in 21 presenze in Serie A, 2 in 29 in tutte le competizioni. In totale fanno 6 in 64 partite giocate con la maglia della Juventus.
La Juventus è attesa da una profonda rivoluzione in estate: ulteriore svecchiamento della rosa e, soprattutto, abbattimento del monte ingaggi. Va da sé che i sette milioni di euro netti a stagione garantiti a Ramsey rappresentano uno sproposito, difficilmente sostenibili in tempi di crisi economica considerato soprattutto che il centrocampista ha 31 anni. L’ex Arsenal, peraltro, ha altri due anni di contratto e la Juve cercherà il modo più indolore possibile per liberarlo.
Le cifre sono d’altronde importanti: con una rescissione “stile Khedira”, il club bianconero risparmierebbe quasi 11 milioni di euro a stagione, in totale 22 milioni (parliamo ovviamente di lordo). Ma va trovato l’accordo col giocatore sulla buonuscita.
L’ipotesi migliore, ovviamente, sarebbe una cessione: considerato che Ramsey è arrivato a parametro zero, anche una decina di milioni di euro ricavati dalla vendita del cartellino rappresenterebbero un’ottima plusvalenza, ossigeno puro per le casse juventine. Si è parlato di Liverpool o anche di un ritorno all’Arsenal ma i beninformati riferiscono che gli unici approcci, timidi, sono arrivati da West Ham e Crystal Palace che, però, avrebbero l’enorme difficoltà del già citato ingaggio da 7 milioni annui. La Juventus potrebbe anche in questo caso contribuire con una buonuscita e limitare così i danni di un’operazione che si è rivelata un fallimento dal punto di vista tecnico.